Biosicurezza: applichiamola per noi!

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In quest’ultimo periodo, “grazie” alla PSA, si è fatto un gran parlare di biosicurezza, e abbiamo anche dovuto correre ai ripari velocemente. Leggi l'articolo qui:

In quest’ultimo periodo, “grazie” alla PSA, si è fatto un gran parlare di biosicurezza, e abbiamo anche dovuto
correre ai ripari velocemente per quanto riguarda specifiche richieste fatte delle Autorità Veterinarie relative alla biosicurezza esterna (recinzione, zona filtro, pulizia e disinfezione veicoli in ingresso, ecc.).

Forse adesso è il caso di tornare a parlare della biosicurezza interna, e delle malattie più endemiche nei nostri allevamenti. Queste non ci hanno mai lasciato e malgrado tutto quello che stiamo facendo per ridurre il rischio di ingresso di PSA in azienda, non sembrano essere meno frequenti di prima.

Cosa ci fa capire questo? Che le misure di biosicurezza esterna che abbiamo adottato per la PSA non
incidono sulla circolazione all’interno dell’azienda dei patogeni già presenti, e non sono sempre efficaci a
tenere fuori dall’azienda malattie che differiscono almeno in parte dalla PSA, per quanto riguarda le modalità di diffusione da un’azienda suinicola all’altra.

Parliamo dunque di biosicurezza interna, intesa non solo come corrette procedure di lavaggio e disinfezione,
ma anche come protocolli “ritagliati su misura” per le patologie già presenti e per come è strutturato il
singolo allevamento.

Un esempio di programma di biosicurezza e gestionale ritagliato su misura per contrastare la PRRS è la
cosiddetta “Procedura McREBEL PRRS”. Venticinque anni fa, Monte B. McCaw, professionista e ricercatore della North Carolina University, pubblicò la prima procedura di biosicurezza interna, per cercare di controllare la sindrome riproduttiva e respiratoria dei suini (PRRS). Per affrontare questo problema, McCaw aveva delineato un protocollo di gestione dei rischi con una serie di azioni chiave, che hanno avuto un immediato successo nel ridurre la mortalità pre-svezzamento negli allevamenti che stavano subendo perdite a seguito di un’epidemia acuta di PRRS, ma che hanno anche portato benefici agli allevamenti con PRRS endemica.

Chiamò quella procedura “Modifiche gestionali per ridurre l’esposizione ai batteri ed eliminare le perdite dovute alla PRRS”, in inglese “Management Changes to Reduce Exposure to Bacteria to Eliminate Losses from PRRS” acronimo inglese “McREBEL PRRS”. Di seguito le sue raccomandazioni originali pubblicate nel 1995 e ancora molto attuali:

 

Interrompere le operazioni di baliaggio di suinetti tra le figliate, effettuate per salvare suini malati, rimasti indietro e/o piccoli;

Il baliaggio fatto per pareggiare il numero di suinetti per figliata può essere effettuato entro le prime 24 ore dalla nascita;

Spostare i suinetti solo come indicato sopra, e solo all’interno della stessa sala parto. Non spostare le scrofe o i suinetti tra sale parto diverse;
Interrompere l’uso di scrofe balia per allattare suini nati deboli perché infetti da PRRS, rimasti indietro e/o piccoli;

Ridurre al minimo la manipolazione dei suinetti, dalla nascita allo svezzamento, riducendo quanto possibile il numero di operazioni e accorpandole;

Valutare l’effetto sul rischio di comparsa e diffusione della PRRS, o altra malattia, di ciascuna operazione non essenziale effttuata sui suinetti in sala parto (o nel reparto di svezzamento);

Sottoporre a eutanasia ed eliminare immediatamente le carcasse dei suinetti che si ammalano gravemente e difficilmente si riprenderanno completamente;

NON trattenere nelle sale e NON spostare all’indietro gli scarti e i suini leggeri, ma eliminarli o mantenerli nel flusso degli animali della loro età, se ritenuti facilmente recuperabili;

INTERROMPERE IMMEDIATAMENTE tutte le operazioni di “Feed Back”, cioè somministrazione con l’alimento a scrofette in ingresso o gravide, ed eventualmente anche alle scrofe gravide, di suinetti nati deboli/nati morti o feti abortiti.

Rigorosa applicazione al reparto svezzamento del TPTV, lasciando almeno 2-3 giorni di tempo per la pulizia e la disinfezione tra i gruppi.

Eventualmente, il Tutto Pieno del reparto svezzamento può essere effettuato anche svezzando anticipatamente alcune delle nidiate più vecchie e migliori della sala parto successiva a quella che viene svuotata in quel momento.

 

Questa procedura di controllo considerava le nidiate come un’unità e incoraggiava gli allevatori a spostare i suinetti in gruppo dalla stessa nidiata al box di svezzamento. La procedura “McREBEL PRRS” era effettivamente in grado di ridurre la trasmissione virale a livello di sala parto, e la conseguente diminuzione delle infezioni batteriche secondarie nel reparto di svezzamento diventava evidente 12 settimane dopo l’inizio del programma stesso. Da allora, gli esperti di biosicurezza, i medici veterinari e gli allevatori di suini hanno introdotto delle modifiche (es. oggi si parla di baliaggio entro max. 4 giorni e non più 24 ore, sia per comodità sia per assicurare una buona colostratura dei suinetti), ma molte raccomandazioni sono ancora valide.

Nel prossimo articolo vedremo altre misure di biosicurezza interna, la cui applicazione riduce la gravità delle infezioni endemiche ed il rischio di diffusione all’interno dell’azienda di infezioni che malauguratamente fossero riuscite a superare le misure “rinforzate” di biosicurezza esterna.

Vuoi conoscere i nostri programmi di biosicurezza? Invia una mail a info@maberth.it o info@pitpharm.it oppure visita il nostro sito web www.pitpharm.it

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